Come ogni anno, durante la stagione estiva inoltrata, si dispiega una festicciola antagonista nel profondo nord, meglio nota come Festa di Radio Onda D'Urto. Come ogni anno quindi, assieme a conoscenti, peregrino verso questo luogo di anticonformismo conformista dove il conformismo talvolta diventa anticonformismo. Le stranezze e l'ostentazione dell'Io si sprecano specialmente tra i giovinastri poco teoreticamente abili, ma creativi nazisti di edonismo.
All'entrata, dopo aver superato un parcheggio industriale insidiato da mori del narcotraffico, i quali arricchiscono la Piovra alla faccia dei radical, varco i cancelli e subito addocchio mercanti, percepisco aromaticità sativa, ammiro feticci animisti e organizzatori indaffarati. Cuore pulsante di umanità organizzata. Dopo un breve excursus tra libri, chiloum e anarchici, mi avvio alla pizzeria. In attesa del fiero pasto cerco di spingermi al di là della percezione servendomi di un biglietto obliterato più volte, una semplice OCB slim size e altro materiale rotabile, in compagnia di numerosi McGyver psicoattivi.
In attesa e durante la consumazione del celebre disco tondo al pomodoro, simbolo della stereotipica italianità, è inevitabile incrociare un mercante. Dalla carnagione ad alto contenuto di melanina, la statura e la fisionomia intuisco ch'egli proviene da luoghi ove negli ultimi decenni la follia dell'uomo bianco ha eretto confini nominandone la zona circoscritta con il nome Senegal. Avvicinandosi mi porge un accendino. Intuisco subito che non è interessato direttamente alla vendita, l'oggetto è in quell'attimo in secondo piano, il mero passaggio di una res da un individuo ad un altro viene coperto da un velo maya. Nei suoi occhi la luce del dimostrare a sé stesso e a me, ai suoi avi e alle nostre generazioni che è ancora un abile commerciante. Nonostante tutto, nonostante gli stenti, la fatica, la fame che lo ha spinto fin nel mondo dei visi-pallidi, non ha perduto l'istinto dei suoi antenati i quali barattavano lame di basalto con statue d'ebano e dopo una giornata passata ad affinare la retorica del mercato, retorica lontana dai tentacoli del capitale il quale uccide il significato antropologico di scambio, si sedevano in condivisione attorno al fuoco divorando carni succulente aromatizzate al nokoss e ricordando il passato con l'oralità la quale non distorce il tempo e lo spazio bensì come creta crea, produce nuove forme, si adatta, spiega il presente ed attende il futuro. Dopo quell'attimo riflessivo in cui avevo posto la mia mente, contratto il prezzo e acquisto. Acquisto. Il resto è nebbia e ammirazione.
All'entrata, dopo aver superato un parcheggio industriale insidiato da mori del narcotraffico, i quali arricchiscono la Piovra alla faccia dei radical, varco i cancelli e subito addocchio mercanti, percepisco aromaticità sativa, ammiro feticci animisti e organizzatori indaffarati. Cuore pulsante di umanità organizzata. Dopo un breve excursus tra libri, chiloum e anarchici, mi avvio alla pizzeria. In attesa del fiero pasto cerco di spingermi al di là della percezione servendomi di un biglietto obliterato più volte, una semplice OCB slim size e altro materiale rotabile, in compagnia di numerosi McGyver psicoattivi.
In attesa e durante la consumazione del celebre disco tondo al pomodoro, simbolo della stereotipica italianità, è inevitabile incrociare un mercante. Dalla carnagione ad alto contenuto di melanina, la statura e la fisionomia intuisco ch'egli proviene da luoghi ove negli ultimi decenni la follia dell'uomo bianco ha eretto confini nominandone la zona circoscritta con il nome Senegal. Avvicinandosi mi porge un accendino. Intuisco subito che non è interessato direttamente alla vendita, l'oggetto è in quell'attimo in secondo piano, il mero passaggio di una res da un individuo ad un altro viene coperto da un velo maya. Nei suoi occhi la luce del dimostrare a sé stesso e a me, ai suoi avi e alle nostre generazioni che è ancora un abile commerciante. Nonostante tutto, nonostante gli stenti, la fatica, la fame che lo ha spinto fin nel mondo dei visi-pallidi, non ha perduto l'istinto dei suoi antenati i quali barattavano lame di basalto con statue d'ebano e dopo una giornata passata ad affinare la retorica del mercato, retorica lontana dai tentacoli del capitale il quale uccide il significato antropologico di scambio, si sedevano in condivisione attorno al fuoco divorando carni succulente aromatizzate al nokoss e ricordando il passato con l'oralità la quale non distorce il tempo e lo spazio bensì come creta crea, produce nuove forme, si adatta, spiega il presente ed attende il futuro. Dopo quell'attimo riflessivo in cui avevo posto la mia mente, contratto il prezzo e acquisto. Acquisto. Il resto è nebbia e ammirazione.